L’Intelligenza emotiva ed il perchè quando sorridi ad un neonato … piange!

Ti è mai successo di incontrare degli amici che avevano appena avuto un bambino? Tu lo guardi, gli sorridi … e quello scoppia a piangere!

Una sensazione orribile!
Capisci che non gli piaci ed ha usato un modo un po forte per farlo sapere a te e tutto il vicinato!
Ma è piccolo ed ha un solo modo per comunicare, una sola emozione ed un solo modo per esprimerla.

Dalla nascita, anche se con mezzi limitati abbiamo già un sistema di comunicazione è la nostra: intelligenza emotiva.

Fu Daniel Goleman, uno psicologo e giornalista statunitense a portare l’intelligenza emotiva al grande pubblico nel 1995, con il suo “Intelligenza emotiva. Che cos’è, perché può renderci felici”(edizioni BUR).
Ad oggi il libro ha avuto un’infinità di ristampe (la mia copia del libro, dice che è l’undicesima, ma lo acquistai molto tempo fa e dato che continuano a venderlo, le ristampe sono sicuramente aumentate 🙂 ).
Di base, l’intelligenza emotiva viene definita come la cita wikipedia:

“La capacità di controllare i sentimenti ed emozioni proprie ed altrui, distinguere tra di esse e di utilizzare queste informazioni per guidare i propri pensieri e le proprie azioni”.

Per come sono fatto, pur essendo una definizione congrua, credo non sia una definizione da zuppa, una definizione che faccia contenti tutti e sia da tutti comprensibile, perchè l’idea di “controllare” altre persone, non è un’immagine, una sensazione, che mi piace particolarmente eppure, in qualche caso accade!

I neonati, non hanno grandi capacità comunicative ma riescono a controllarci in modo impressionante, facendo leva, a loro volta, sulle nostre emozioni!
I primi giorni di vita il loro stato passa da: svegli – ciucciare – dormire. Punto! (nel mezzo fanno altro, ma è una normale funzione organica). Se qualcosa va storto come lo comunicano? Piangono ed è una normale funzione emotiva. Il loro cervello non è formato, riconoscono ben poche cose, non hanno esperienza.
Mentre erano in gestazione, nella pancia della mamma, non dovevano piangere, il loro mondo era quello e lo stavano scoprendo ma di colpo, da baco diventano farfalla, e nascono!
Nascono in un mondo nel quale se vogliono qualcosa devono comunicare, ma al momento non sono coscienti neanche di quello, capiscono solo i disturbi:

  • freddo
  • dolore
  • fame
  • fastidio

qualsiasi cosa li disturbi, rispondono in un unico modo, urlano!

Nelle settimane successive, imparano a riconoscere le voci e gli odori (l’olfatto è il primo dei sensi) le collegano a ricordi reconditi o nuovi, ed ecco che l’urlare, come forma di comunicazione non corrisponde più a quelle sensazioni. Le emozioni sono diverse dal primo caso, quindi iniziano a sorridere e quando sono molto felici si agitano come fossero pupazzetti!

Gli adulti, quando sono molto arrabbiati, cosa fanno? E quando sono molto felici?

Di base, le emozioni sono assolutamente identiche a quelle dei neonati. Gli adulti, nell’arco del tempo hanno imparato a  dargli diverse sfumature:  mignolino contro sgabello? Urlo iniziale. Dolore. Finisce li.
Si tengono il dolore e non continuano a piangere ed urlare come farebbe un neonato!

Tutte le nostre comunicazioni, il nostro sistema comunicativo, è dato dalle risposte automatiche alle singole emozioni.
Riconoscere le nostre emozioni, ci aiuterà ad elaborare nuove risposte. Risposte più adatte a ciò che desideriamo raggiungere.intelligenza emotiva

“Considerate voi stessi in qual rapporto Giove abbia distribuito agli uomini ragione e passione. Sarebbe come paragonare una semioncia ad un’asse.
 Giove alla ragione ha messo contro due nemici accaniti: l’ira e la concupiscenza. Con quanto successo la ragione contrasti questi due nemici, basta a dimostrarlo la vita di tutti i giorni. Tutto il suo potere si esaurisce nell’arrochirsi a predicare i comandamenti dell’onestà, mentre ira e lussuria tendono tranelli alla loro regina, con tanto strepitio e clamore che quella, stanca, infine si arrende e cede le armi.”
Erasmo da Rotterdam (umanista del XVI secolo)

Rischiamo di essere in balia delle nostre emozioni, rischiamo di riconoscerle solo marginalmente e per questo, non sempre siamo in grado di controllarle!

Cerchiamo di capire come nascono le diverse forme di risposta agli stimoli emotivi.

Un bambino si sveglia di notte ed inizia a piangere. La madre va da lui, lo prende in braccio, lo allatta e nel farlo gli parla dolcemente.

Un altro bambino a poca distanza si sveglia anche lui nel cuore della notte. La madre si era addormentata da poco, dopo esser tornata dal lavoro molto tardi ed aver discusso tutto il giorno per un problema che riteneva non fosse di sua competenza. Prendo il piccolo tra le sue braccia in modo brusco ed inizia ad allattarlo apostrofandolo con un “ci mancavi solo tu oggi!”. Il bambino sentendo la madre rigida, distaccata, smette di prendere il latte e la madre lo apostrofa con un “tutta qui la tua fame? Mi ci hai svegliato?”

Parlo di bambini appena nati. Non hanno e non riconoscono il linguaggio verbale, ma solo quello emotivo, quindi le risposte emotive delle rispettive madri!

Cosa hanno imparato i bambini?

Nel primo caso che in caso di difficoltà potrà chiedere aiuto.
Nel secondo caso, che deve cavarsela da solo.

Ok, tutti i bambini ottengono entrambe le risposte, ma questo è un semplice esempio per farti capire come parliamo con le emozioni!

Un altro esempio, riportato nel libro “Intelligenza emotiva”, è di quando un amico di Goleman, studente di Aikido, un’arte marziale giapponese, si trovasse su un treno per tornare a casa.
Ad una fermatà salì un uomo molto grosso, dai modi bruschi, sporco e visibilmente ubriaco. L’uomo iniziò ad urtare le persone per farsi largo, facendone cadere alcune.
L’amico di Goleman, Terry, nonostante gli insegnamente del suo maestro, a cui promise di non provocare mai una reazione violenta, si preparò a fermare in qualche modo quell’omone fastidioso, il quale nonostante si fosse fermato, continuava a dar fastidio alle persone. L’ubriaco notò Terry e capì di aver trovato una sua valvola di sfogo:”oh, ecco un americano, ora ti insegno una lezione giapponese!”. Ma imemdiatamente, da un lato del vagone, un vecchio salutò l’omone come se lo conoscesse da tempo. Questo si girò e gli gridò:” cosa vuoi vecchio, non vedi che ho da fare?”
Il vecchio ripose: “certo che ti vedo, ma cosa bevi?
Omone: “bevo sake, mi piace il sake!
Vecchio: “buono il sake, piace molto anche a me. Lo bevo sempre, caldo, la sera, in giardino con mia moglie. Ci sediamo sotto l’albero di cachi e lo gustiamo osservando le stelle
L’omone nel frattempo aveva smesso di stringere i pugni ed aveva iniziato a rilassarsi ascoltando la voce del vecchio ed immaginando la scena che gli veniva raccontava, rispondendo:
anche a me piaccioni i cachi, ma non posso più sedermi la sera con mia moglie, l’ho persa due anni fa, ed ora sto perdendo anche il  lavoro …”
L’omone aveva gettato la maschera, quelle emozioni pesanti da gestire, erano il suo modo di rispondere agli eventi che aveva subito. Era arrabbiato e non sapeva con chi sfogarsi, ed i suoi modi bruschi dicevano al mondo che non era giusto che avesse subito tutto questo. Chiunque fosse stato al suo gioco, sarebbe divenuto un buon capo espiatorio a meno che, un vecchio non lo avesse coinvolto emotivamente. Iniziando dall’urlo, dal saluto iniziale per attirare la sua attenzione, passando poi al coinvolgimento e condivisione. Il vecchio aveva dato una lezione di intelligenza emotiva fuori dal comune.

Ecco, se intendiamo questo tipo di controllo, allora si, adoro controllare!

Anni fa assistetti ad una scena fuori dal comune.
In un hotel delle donne molto eleganti, discutevano animantamente e rumorosamente,  all’atto del pagamento perchè ritenevano gli fossero state addebbitate troppe cose in più del frigo-bar della camera. La spesa era effettivamente alta e queste signore stavano facendo un gran casino, attirando l’attenzione di tutti.

Cosa avresti fatto?
Se avessimo detto loro: “signore, scusate, calmatevi, sono sicuro che potrete risolvere le cose con calma senza urlare!”?
La calma l’avevano già persa, e probabilmente fino a qualche minuto prima parlavano con calma e poichè ci saremmo intromessi, avremmo subito anche noi le stesse urla!
Stavo seguendo un corso e l’istruttore che lo gestiva, una persona veramente capace, che si trovava a poca distanza da quel casino insieme ad alcuni suoi collaboratori, decise che era ora di smetterla e stupì tutti!
Iniziò a battere le mani, gridando “Brave! Brave. Continuate così, fatevi rispettare!” seguito dai suoi collaboratori.
Le donne si voltarono ed in quell’istante capirono che avevano superato il limite. Non era così che avrebbero potuto risolvere. Per questo pagarono e se ne andarono.

Cosa accadde?

Litighiamo e discutiamo perchè vogliamo avere ragione, ma in quel caso non lo facevano per  dare spettacolo.
Le emozioni fecero scaturire la rabbia delle donne e come nella frase di Erasmo da Rotterdam, dimenticarono tutto il resto.
Poi arrivò Roberto (era Roberto Re) e mise fine a quella discussione con una prova di intelligenza emotiva da maestro.

Quindi, rinoscere le nostre risposte emotive e quelle altrui, ci permette di rispondere adeguatamente agli eventi, come la mamma che prende in braccio il bambino che piange o l’altra mamma che lo sgrida per farlo smettere, o come il vecchio che parla ad un uomo arrabbiato come se fosse un amico facendolo calmare, iniziando a raccontare il motivo di tanta rabbia!

Il nostro liguaggio principale rimane quello emotivo e per tornare all’argomento principale del blog, la stessa facoltà che hai scelto è dettata da una risposta emotiva ai tuoi desideri e progetti. A volte puoi avere l’impressione che sia troppo difficile o che quella materia non dovrebbe essere necessaria, ma ricorda che stai seguendo un percorso e la rinuncia, come la costanza, sono dettate dalla tua intelligenza emotiva.
Devi sempre e comuque riconoscere quelle emozioni che ti fanno muovere, scattare da una parte o l’altra, e l’intelligenza emotiva ti fornisce, più facilmente, quale direzione prendere.

 

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