Dislessia, DSA, Disgrafia, nella foto ce ne sono diversi, li riconosci?

4  dislessici, 2 con problemi di attenzione e 3 necessitano di sostegno allo studio. Li riconosci?

No, non puoi perché non hanno nulla che li differenzi tra loro!
La loro testa funziona come tutte le altre!
L’unica differenza è data dal fatto che studiano usando dei metodi di studio avanzati ed assimilano i concetti senza doverli ripetere decine di volte!

Negli ultimi giorni sono stato oggetto di una specie di fatwa da parte di un gruppo, simile ad un gruppo di mamme su whatsapp, con la differenza che loro sono felici posseditrici di disturbi dell’apprendimento, loro o dei loro figli!
In parte divertente, ma poi diventa stancante dover leggere e rispondere a tutte, per questo ho deciso di scrivere un post e bloccare i commenti e qualche insulto!

In quasi tutti i miei video inizio con un cappello sarcastico (praticamente quello che ho appena fatto) e concludo seriamente, ma spesso con una battuta,  qui però si è sfiorato il ridicolo perché dai dati, risulta che hanno visto al massimo 15 secondi del video, quindi partivano all’attacco del video, sapendo già cosa scrivere, probabilmente frustrate da anni di ingiurie … peccato che non abbiano approfondito ed ecco perché ho scritto questo post.
Vi capisco anche se, non condivido l’atteggiamento che usate, perché rimarrà marchiato nel profondo dei vostri figli anche se non avessero nulla che non va!

Cosa succedeva: prima?


Una volta dei ragazzi che non stavano mai fermi, veniva detto che avevano: “l’argento vivo”, oggi vengono fatti dei test e se rispondono almeno a 5 di queste queste domande, significa che hanno dei disturbi dell’attenzione, e di conseguenza nell’apprendimento:

  1. “muove spesso le mani o i piedi o si agita sul sedile?”Bmbino iperattivo
  2. “è distratto facilmente da stimoli esterni?”
  3. “ha difficoltà a giocare quietamente?”
  4. “chiacchiera troppo?”
  5. “spiattella delle risposte prima che abbiate finito di fare la domanda?”
  6. “sembra non ascoltare quanto gli viene detto?”
  7. “interrompe o si comporta in modo invadente verso gli altri; per es. irrompe nei giochi degli altri bambini?”

Di la verità, se hai dei figli, hai riscontrato comportamenti simili?
Tranquillo, il 90% dei bambini in età scolare, è esuberante, e tende a muoversi ed agitarsi.

Una volta quando davamo del “VOI” ai genitori tutto ciò non accadeva, ma oggi, è tutto più veloce, la mattina ci alziamo e corriamo.
Corriamo per andare al lavoro, corriamo per preparare la cena, i nostri figli giocano con computer e consolle ed è tutto estremamente veloce, poi … arrivano a scuola e gli viene detto di calmarsi.
Gli viene detto che devono imparare con calma e tranquillità!
Loro! Abituati a correre fin dalla nascita!
In qualche caso funziona.
Funziona per l’empatia che nasce dall’insegnante, le materie diventano interessanti e nel loro cervello le informazioni continuano a viaggiare velocemente.
Hanno smesso di correre fisicamente ma fanno viaggiare la fantasia con le materie di studio.
Altri invece, non trovano interessanti gli argomenti.
Non nasce empatia con le insegnanti e non riescono a trovare dei spunti adatti per viaggiare come fanno gli altri!
È sbagliato? È un errore? dobbiamo farci piacere tutti a prescindere?
Un bambino non sa mentire, imparerà da grande, quindi da piccolo, se una cosa non gli piace, ha qualche difficoltà nella costrizione.

Quindi?

La soluzione sarebbe quella di capire e trovare un punto di incontro ma troppo spesso, vengono immediatamente come: “disturbati”!

Per essere chiaro: I disturbi esistono, ma la facilità nell’addossarli è eccessiva!

Ci sono dislessici, DSA/ADHD,  BES, discalculico, disgrafico … intendiamoci sono disturbi reali, esistono, ma quanti di quei ragazzi che non hanno empatizzato con gli insegnanti o che semplicemente non hanno trovato una reale motivazione allo studio, hanno realmente questi disturbi?

In teoria i disturbi dell’apprendimento dovrebbero essere diagnosticati da neuropsichiatri, ma troppo spesso, l’insegnante invita i genitori a rivolgersi all’ASL, allo psicologo di turno, il quale gli pone le inizali domande. Fa qualche altra verifica necessaria e rilascia un certificato che ridurrà il carico di studio.
Nei casi più “gravi”, dove reputa il bambino un po’ troppo agitato, consiglia di farsi dare dal medico d famiglia dei medicinali per rilassarlo ed aiutarlo ad equipararsi.
Solitamente si tratta di Ritalin, un derivato blando del Prozac, utilizzato l’altro contro lo schizofrenia!
È sbagliato. Diagnosi del genere e medicinali devono essere effettuate da neuropsichiatri, non da insegnanti e psicologi!

Facciamo un breve passo indietro.
Da argento vivo, il ragazzo viene etichettato a vita come disturbato!
Nulla di particolare, non si vede nulla dall’esterno, solo dentro e sulle note scolastiche, dove rimane scritto che il ragazzo utilizza programmi diversi dal resto della classe!

Giuro, mi viene da piangere mentre scrivo tutto questo. È assurdo ma è sempre più frequente, troppo frequente!

Certo che esistono i disturbi gravi, conseguenze di altri problemi e mancanze, ma generalizzare, perché alla base può mancare empatia o interesse, o non si riesce a trovare un motivo valido per cui studiare, mi sembra veramente assurdo!

Oggi il numero di dislessici, DSA, BES ecc è in vertiginoso aumento eppure non è contagioso.
Ciò che è cambiato è lo stile di vita ma il metodo di insegnamento è rimasto quasi immobile agli anni 50!
E cosa accade se cambi metodo di insegnamento? Se cambi i metodi di apprendimento?
Sparisce il disturbo!

O meglio, se vogliamo etichettarlo il disturbo resta, ma è come una persona che odia il mare e da piccolo i genitori gli fanno fare 15 giorni di vacanze a Riccione!
È chiaro che starà male tutto il tempo, sarà distratto ed insofferente!.
Poi lo portano 15 giorni sulle dolomiti e torna allegro e sorridente!
Vogliamo dire che è malato? Vogliamo etichettarlo come montanaro?
Semplicemente preferisce la montagna!
Ecco questo è ciò che accade a coloro che vengono etichettati ingiustamente o giustamente.
Devono studiare in modo veloce, a volte visivo, devono poter collegare le informazioni tra loro, costruire mappe, disegni, schemi e quanto altro che sia adatto all’argomento ed al loro stile. Il più delle volte, non se ne può occupare l’insegnante, quindi diventa un onere dei genitori…!

Sono dei metodi adatti a tutti, sia chiaro, ma nel loro caso, essendo persone abituate a correre, devono poter imparare ad organizzarsi con l’apprendimento.

Hai dei figli?
C’è un qualche cibo che odiano?
Quanto tempo hai impiegato per convincerli a mangiarlo?
Come hai fatto? Li hai costretti a mangiarlo o gli hai proposto quel cibo in altro modo?

Studiare, per chi non riesce, è la stessa cosa, va proposto in altro modo!
È una malattia?
Assolutamente no, semplicemente non gli piaceva in quel modo!

Facciamo un passo indietro

Torniamo alla “settacome alcuni loro iscritti si sono definiti!
Uno dei titolari, tiene a precisare che non fanno diagnosi.
È una società privata, che insegna a “360°, aiutando genitori e studenti a tirare fuori il loro talento”. Cioè?
Un supermercato della formazione indirizzata a dislessici ed altri disturbi?
Utilizzo l’accezione violenta del termine perché è questo ciò che ho sentito dal loro modo di porsi.

Se io sono bianco e tu nero, siamo comunque identici su questo testo.
Visivamente ci si può riconoscere ma ora, qui, solo etichettandoci diverremo diversi l’uno dall’altro!
Chiamare un’azienda “W la dislessia”, oltre a targhettizzarla, etichetta anche tutti i loro partecipanti, i quali non accedono in seguito alla sola certificazione di un neuropsichiatra, ma anche in seguito al semplice consiglio di una maestra!

Al momento stesso che lo studente o il genitore che partecipa, che entra nel gruppo, scopre l’inevitabile beneficio nello studio, dirà: “funziona, ora studio meglio, vuol dire che sono dislessico/DSA …
In qualche caso sarà anche vero, ma se avessi chiamato la tua azienda “ tecniche di studio”, “mnemonia”, “memotec” avresti ottenuto lo stesso risultato, senza targhettizzare a vita i tuoi iscritti, tenendo presente che i metodi di studio insegnati sono simili per tutti, ma con delle differenze date dall’unicità degli studenti.

È chiaro che siano preparati e specializzati, quindi nei casi reali di disgrafia, discalculia, dislessia ed altro, sanno esattamente cosa fare, ma il fatto di creare gruppo ha reso tutti “felicemente dislessici! “(o DSA ecc.)

Ripeto, non nego che siano preparati, ma fanno le cose con leggerezza per attirare più pubblico!
Se viene da me uno studente, certificato disgrafico, chiaramente lo invito ad andare da chi si è specializzato, quindi anche da loro, perché no!
Io posso dargli alcune indicazioni di base sui metodi, dopo aver ascoltato come solitamente impara le cose che ama, ma nello specifico, non voglio occuparmi di disturbi, non l’ho mai fatto, neanche quando nacquero le prime associazioni, intorno al 1996 e mi chiamarono per seguire i loro studenti!
Mi sembrava sciacallaggio! E quando ho aiutato qualche studente, l’ho fatto, ma gratuitamente!

Pochi giorni fa, un gruppo di ragazzi ha aperto un centro per aiutare i ragazzi dislessici, dopo aver frequentato un bel corso di 4 giorni!
Cos’è questa, professionalità o opportunismo?

Insomma, ciò che odio profondamente sono le etichette.
Dire ad un bambino che ha un disturbo, vuol dire dirgli che ha una malattia!
Puoi spiegargli che non è così, che non è una malattia, ma si sentirà comunque diverso!
Insegnare ad un bambino a studiare, utilizzando un suo metodo, significa farlo crescere indipendente, senza etichette, cosciente che può raggiungere degli obbiettivi.

La mia differenza con la “setta”?
I miei allievi non sentono di essere diversi, sono persone normali che vogliono diventare uniche nel loro settore!

Tra i loro allievi, ci sono per forza, senza dubbio, dei ragazzi “normali” che semplicemente si annoiavano a scuola ed ora che hanno imparato un metodo, possono dire, sbagliando, di avere un disturbo ed averlo risolto con un metodo di studio diverso. … Il disturbo sarà una medaglia, un’etichetta, che porteranno a vita sulla loro giacca ed i metodi utilizzati la cura!
La prova di tutto ciò appare nella forza con cui difendono i loro “disturbi“!

Tutti i disturbi sono reali, esistono, ma sono realmente così frequenti?
È professionalità questa?

Alessandro Nacinelli