Ecco perché il greco antico sparirà dal liceo Classico
– Per come viene insegnato oggi, il greco antico, è esattamente come insegnare l’elfico del signore degli anelli di Tolkien.–
Il greco antico, studiato nei licei classici o ginnasio, è la materia che, in proporzione tra tutti i tipi di liceo, ha più necessità di ripetizioni post-scuola.
E già questo dovrebbe dirla lunga sul metodo di insegnamento e sul metodo di studio utilizzato per studiarlo.
La risposta, solitamente è:
si è sempre fatto così!
Come se, chi non riuscisse da solo, con i mezzi messi a disposizione delle scuole, fosse fuori posto nel Ginnasio, e non perché il metodo di insegnamento non sia stato minimamente modificato da oltre 30 anni.
Oggi si conosce molto di più sul funzionamento neurologico, psicologico e motivazionale degli studenti, eppure, non è cambiato nulla da decenni.
si è sempre fatto così!
Questa frase idiota, ha portato la scuola italiana ad oltre il 30° posto!
L’Italia, culla di cultura, poesia, letteratura mondiale, siamo scesi tra gli ultimi posti e nessuno se ne assume la responsabilità.
Il 30% degli studenti abbandona gli studi PRIMA di arrivare al DIPLOMA.
La colpa, è sempre dei genitori, dei giochi, dei media, degli stipendi bassi, dei programmi del ministero, dei ministri de … qualcos’altro da aggiungere?
Colpa di un pessimo metodo di studio e di insegnamento no?
Si è sempre fatto cosi!
Il Greco antico è solo una goccia, che pesa enormemente, ma pur sempre una goccia in un mare di incapacità, in una totale mancanza di adattamento al nuovo mondo, alle nuove scoperte.
Alcuni insegnanti non sanno usare internet oltre all’utilizzo delle mail, però giudicano il mondo degli studenti, come se lo conoscessero perfettamente!
Prima di questa materia venne il latino nelle medie … in fondo non serviva!! E dal 1977 il latino, abbandonò le armi.
Poi educazione civica, a che serve?
E noi, da popolo culla di letterati, diventiamo sempre più ignoranti, arrabbiati, senza la capacità di incuriosire i nostri studenti.
Il greco antico, la lingua greca, nelle scuole sparirà, è quasi certo, perché, nonostante sia una materia fantastica che aiuta a creare una mentalità deduttiva, la quasi totalità degli insegnanti, si limita ad affermare che “il greco apre la mente”, poi si limita a farlo studiare come se dovessero imparare a memoria una poesia, senza nessun ragionamento, senza nessuna deduzione.
Molti insegnanti affermano stizziti che ce la mettono tutta pur di far ragionare i propri studenti, dimenticando, però, di osservarli, di capire cosa li fa muovere ed appassionare.
Insegnare il cristianesimo ad un estremista islamico sarebbe molto difficile, per il suo “estremismo”, non per la religione diversa.
Nello stesso modo, insegnare a ragionare da adulto ad un ragazzo di 15 anni è come portarlo in un mondo diverso, un mondo in cui sono obbligati a vivere per oltre 6 ore al giorno, e spesso anche oltre con i compiti da fare a casa
Se questa è la scuola, un mondo che non guarda i nostri ragazzi, che non coinvolge e non vive insieme a loro, e per loro, ma pretende che siano loro ad amarla per fede … avrà tanti estremisti.
Il greco è il metro, l’unita di misura, è la coppa che viene persa dalla scuola, dall’istruzione.
Attualmente, gli studenti del ginnasio, tra il primo ed il secondo anno, iniziano a studiarlo, impegnandosi ad imparare una lingua, composta da lettere diverse dal nostro alfabeto.
Potrebbero persino essere delle lettere elfiche, di un romanzo di Tolkien, nessuno si accorgerebbe della differenza e gli stessi insegnanti di greco antico sarebbero persi, ed il : si è sempre fatto così, inizierebbe a vacillare.
Potrebbero partire da simboli che i ragazzi già conoscono, come il pi greco usato già alle medie. L’Omega, l’Alpha, che possono esser stati visti in qualche film o studiati nella religione cristiana e da qui creare un’associazione utile per creare un minimo di interesse iniziale, per creare un punto di partenza utile alle LORO esperienze e conoscenze.
Però, gli insegnanti di greco sono talmente abituati al modo in cui lo hanno studiato, ripetendolo in continuazione, a memoria, che per loro non è neanche tanto importate un nuovo tipo di approccio.
si è sempre fatto così … per loro.
Dal pi greco e qualche altra lettera, a tutto l’alfabeto ci passa un mondo, ma sono giovani e con la curiosità diventano spugne pronte ad imparare, ma proprio per l’essere spugne, imparano anche con la forza di vecchi metodi e con questi passano ai tipi di coniugazioni, alle sillabe e quanto altro e, senza neanche accorgersene, alla traduzione delle frasi.
Fantastico.
Il problema è che il greco antico, quello studiato sui libri del classico, oltre ad essere una lingua morta, non era neanche parlato!
E già qui siamo all’apoteosi!
Il greco antico non si parla, era una lingua muta!!
Gli antichi greci, i filosofi greci erano muti?
No, anzi!
Parlavano e tanto.
Se ordinavano il pane, si esprimevano normalmente, volevano essere compresi chiaramente.
Se scrivevano, però, diventavano criptici, ed i loro testi dovevano essere interpretati.
Era il loro lavoro.
Un lavoro da studiosi, da liberi pensatori.
Il lavoro di filosofo e pensatore era fuori dal comune, era per una singola persona su più di migliaia e dovevano dimostrare ciò che erano anche esprimendosi in modo consono, recitando poemi di grande gesta e scrivendo in modo arcaico.
Se guardiamo più vicino a noi, intorno al 600 o 700, il modo di esprimersi era totalmente diverso dall’attuale, non solo i dialetti ma per la nostra stessa lingua si usavano verbi ormai in disuso, desueti:
Abbacinare, alea, algido, eristico, ignavo….
Insomma, era un altro mondo, e se i nostri antenati sono ancora comprensibili, è leggermente più complesso farlo con personaggi di millenni passati!
Spiegare questi concetti adeguatamente aiuta a rendere più semplice la costruzione di basi e molti insegnanti pensando di farlo, si limitano all’utilizzo di una mezz’ora di lezione di questi concetti,
Si è sempre fatto così!
Per la costruzione di un palazzo, le fondamenta sono la parte più importante, migliori saranno le fondamenta e più alto e forte sarà il palazzo!
Quindi, sempre nei primi due anni di scuola, insieme all’apprendimento, a memoria, della lingua greca che si legge ma non si parla, si passa al tradurre che non è tradurre!
Se è un casino per te, figurati la confusione dei giovanissimi liceali!
Poiché i filosofi greci dovevano dimostrare il loro grande sapere, lo facevano esprimendosi in modo complesso… criptico, ed i nostri studenti non devono limitarsi ad imparare la lingua ma devono anche imparare a dedurre cosa dicevano, perché nessuno ha spiegato loro, in precedenza, come si esprimevano, il modo di esprimersi.
Parliamo di un modo di esprimersi molto, molto diverso dall’attuale.
Gli studenti di una classe, hanno tutti, all’incirca, la stessa età ed in quanto tali si esprimono tutti nello stesso modo che rimane pur sempre distante da quello utilizzato qualche millennio fa!
Dopo aver imparato a memoria le basi dell’alfabeto greco e di qualche regola di base, dopo qualche mese, iniziano con le traduzioni e nelle verifiche, con molti dubbi gli viene assegnata una frase tipo:
Ποιος θα μεταφέρει στον κόσμο την πρώτη κίνηση ο ίδιος.
La legge, ma poiché è una lingua morta e non parlata, lo fa in assoluto silenzio ed ancora mentalmente dubbioso:
Poios tha metaférei ston kósmo ten próte kìnise o ídios.
Tutto questo, con il prezioso aiuto del dizionario, un tomo che da solo pesa quanto 5 libri (2,6kg).
Sei a cavallo, penserai, ma i filosofi greci scrivevano in modo criptico, diverso dal nostro modo di esprimersi, quindi essendo un novellino al primo o secondo anno, continuando ad aver dubbi sulla reale correttezza della tua traduzione, scrivi:
Chi prenderà il mondo prima muova se stesso.
Ti ricordo ancora che parliamo di adolescenti di 13-15 anni, che si approcciano ora ad un mondo di deduzione ed ora il
si è sempre fatto così!
significa solo che o lo sai fare o non è per te.
E allora come studiare?
Arrivato a questo punto, dovrebbe essere chiaro che insegnargli PRIMA a capire come ragionavano e scrivevano, renderebbe tutto molto più semplice, ,ma non è contemplato, o lo sai fare di tuo o non sei adatto!
Un comportamento, una risposta che è come affermare che se un ragazzo che nato da genitori operai, dovrà per forza, esso stesso diventare un operaio!
Venti, trenta anni fa, non avevamo le conoscenze, di oggi, i mezzi e le disponibilità attuali.
Oggi il più povero degli studenti, ha comunque un cellulare che gli consente di navigare in internet, un mondo dove può trovare qualsiasi informazione ma che spesso, purtroppo, gli insegnanti non sanno usare o lo usano poco e male.
Il mondo non è più ristretto, ma aperto, ognuno può, se lo desidera, ottenere qualsiasi traguardo, non ci sono più le limitazioni dei tempi passati e molti giovani, per cambiare, scelgono scuole, licei, che aprano quelle strade, ma una mentalità vecchia, con vecchi metodi di studio, uccide i loro sogni.
Involontariamente, ma lo fa.
Sto divagando, siamo arrivati alla frase criptica, cosa vorrà dire il nostro famoso filosofo?
La semplice traduzione è un errore. La traduzione evidenzierà le parole, non il concetto che l’autore desiderava esprimere.
Solo gli avvantaggiati, quelli che per gioco o per passione hanno già compreso come dedurre, riusciranno a scrivere e leggere ad alta voce:
Chi vuol muovere il mondo, prima muova se stesso
Socrate
Dove stiamo andando?
In una classe di 30 giovani virgulti, in quanti riuscirebbero in quest’opera senza aver prima ricevuto un valido aiuto?
Il greco antico è una delle materie che più ha necessità di ripetizioni.
Ripetizioni che arrivano a costare anche 50€ l’ora.
In una famosa e storica scuola romana, ad una prima verifica, su 30 studenti solo 5 ottennero la sufficienza ( non era questa la frase della verifica, era molto più complessa), gli altri andavano dall’1 meno (uno meno!) al 5.
L’insegnante, in seguito al risultato, affermò seccata che erano gli studenti che non studiavano.
Ora mi domando, se in una scuola un’insegnante non riesce ad ottenere neanche il 30% di risultati validi, è un’insegnante valido?
È davvero colpa del ministero, dei programmi, dei genitori perché “si è sempre fatto così!“?
Quando sento dire che può capitare, che una classe sia totalmente incapace, capisco perché la scuola va a rotoli: “nessuno si assume le responsabilità!”
Parlo pensando a scuole, a classi normali, in città normali. Non posti disagiati dove, comunque, la prima cosa da fare è aiutarli a capire cosa otterranno, prima di iniziare ad insegnare come fare.
Di quei 30 studenti del liceo romano, oltre la metà prendeva ripetizioni!
Le verifiche, si ripetevano sempre più complesse con la stessa insegnante che continuava a distruggere la volontà e la motivazione degli studenti, con gli stessi risultati!
Questo è il motivo per cui sparirà il greco antico e forse, mi auguro, rimarrà almeno lo studio della letteratura greca e latina.
Letteratura già tradotta, solo da interpretare.
La lingua greca, per come è insegnata è assolutamente inutile.
È uno sforzo che non produce effetti, è solo una lingua in più.
Eppure, sarebbe sufficiente giocare con i dialetti del sud Italia per costruire le basi.
L’ alternativa? Come studiare ed insegnare il greco antico?
Insegnare la letteratura greca, insegnare la comprensione e la deduzione dei testi greci già tradotti, ha la stessa capacità di aprire le menti dei giovani studenti insegnandogli a dedurre, ad usare la loro capacità deduttiva ed in seguito, una volta compreso il modo di pensare ed esprimersi di filosofi e poeti, si potrebbe salire di livello, insegnando la loro lingua.
Serve un modo diverso di affrontare lo studio, perché così, con il “si è sempre fatto cosi” siamo diventati una massa di ignoranti che vedono solo ciò che possono risolvere velocemente e nell’immediato.
Gli studenti vanno a scuola per il diploma, per la laurea, non più per imparare!
È necessario insegnare ed imparare ad affrontare le materie, tutte, in modo diverso dal vuoto assoluto di oggi.
Occorre insegnare in modo che le materie possano diventare utili, interessanti e collegate, associate tra di loro.
Lo studio, studiare, è solo un obbligo per gli studenti e tale è sentito e vissuto, in un mondo dove gli insegnanti sembrano essere più giudici che guide.
In un mondo dove la scuola è un’occupazione temporanea, più che un posto che rimarrà per sempre nel cuore di quei ragazzi … quando diverranno adulti.
Per i giovani dai 10 ai 25 anni, studiare è un lavoro, ma sono spugne, riescono a ricordare e nel farlo, qualcosa rimane. Come un virus, rimane la passione dell’insegnante che contagiando i propri studenti li aiuta a capire senza mai mettere il voto davanti al sapere.
Il voto si può cambiare e non è definitivo ciò che l’insegnante può dare, si, per lo studente, lo sarà per sempre.
Imparare a studiare significa associare la materia da studiare al proprio modo di pensare ed essere.
Ed è l’imparare a studiare l’unica soluzione per uscire dall’abisso in cui ci stiamo infilando!
Buongiorno. È molto interessante quello che Lei scrive, ma nella frase di greco riportata ci sono parole di dubbia correttezza, desinenze in omicron per la seconda declinazione, tha e ston che io, dopo 60 anni di greco, non riesco ad identificare. Inoltre mancano alcuni spiriti, alcuni accenti e forse anche uno iota sottoscritto. Mi fa avere la frase in foto?
Buongiorno a Lei.
La frase citata è una famosa frase di Socrate ma non è importante ai fini dell’articolo, del post.
Lo scopo è capire la differenza tra come far innammorare e come cavillare.
Da esperto, Lei cosa ha fatto? Ha pensato agli studenti o ha pensato a cercare il pelo nell’uovo?
Uno studente che si avvicina ad una lingua antica, una lingua che non richiede solo una “semplicie” traduzione, ma anche una comprensione diversa, un adattamento diverso del testo, con un insegnante che cavilla sui particolari, come si sentirà?
Purtroppo è questo il motivo per cui, per molti studenti, è difficile studiare.
Il perfezionismo è per i professionisti, non per i liceali.
Gentile Signore, se un alunno avesse voluto far tesoro dei Suoi consigli per meglio penetrare il modo di pensare del mondo ellenico e così meglio interpretarne la lingua, non avrebbe potuto, perché la frase è scritta male. E ciò non può essere definito “pelo nell’uovo. Inoltre, lungi dal voler io cavillare, avrei desiderato leggere il testo esatto per vedere se era il caso di presentarlo ai miei alunni e di discuterne assieme a loro.
Leggere il suo commento mi ha fatto sgranare gli occhi!
Avendo scritto il post molto tempo fa, ho dubitato della mia memoria!
È incredibile!posso essermi sbagliato ed aver incentrato il post esclusivamente sul greco antino e non sul metodo con cui viene insegnato?
Sono andato a rileggere ed ho avuto conferma della prima sensazione, ovvero di un insegnante a cui preme dimostrare il suo sapere, non trasmetterlo! Cerca cavilli la dove si dovrebbe interpretare, al solo ed unico scopo di mostrare la sua conoscenza!
Io non metto in dubbio le sue capacità, le sue conoscenze della lingua ellenica, come non metto in dubbio che una tale e fantastica linbgua andrà persa per persone come Lei, che si concentrano sul pelo, dimenticando l’argomento generale.
Sembra di assistere alla scenetta dove una moglie si arrabbia per un singolo ed insignificante particolare e per quello smette totalmente di valutare l’insieme.
È si, ma hai sbagliato una virgola
E tutto il resto è oblio!
Ripeto, non metto in dubbio le sue conoscenze, ma la frase citata è talmente famosa e interpretata in vari modi che non avrebbe bisogno di cavilli, ma Lei, invece che -interpretare una versione- vorrebbe costringermi a cercare l’inutile errore.
È per questo che la scuola perderà il greco, per le persone che si ergono ad esperti e nel farlo buttano via i ragazzi insieme ai panni sporchi!
Mi spiace per lei ma l’800 è finito da tempo eppure troppi insegnanti (non educatori), seppur esperti, hanno fatto danni, perdendo allievi che avrebbero avuto bisogno di comprensione e non critiche.
Ed è questo il fine dell’articolo, del post, del mio blog
Quella frase è in greco moderno! NEl greco moderno non ci sono gli spiriti e c’è solo un tipo di accento. Qui veniamo a un punto molto importante: gli studenti soffrono come cani per 5 anni, imparano a maemoria il greco antico, poi magari vanno a fare un viaggio in Grecia e non riescono a dire neanche una parola! Questo perché la pronuncia del greco moderno è totalmente diversa dal greco antico, la eta diventa i, la beta diventa V, la gamma diventa gh, ει e οι si leggono i e così via. Ma già il greco dei vangeli si pronunciava così. È un peccato che agli studenti del classico non venga data neanche una minima base di greco moderno, io l’ho studiato da autodidatta per passione ed è facilissimo!
è greco moderno infatti e non capisco cosa c’entri
Forse leggendo il post avrebbe scoperto che il concetto, il discorso, è sul metodo e non sulla lingua.
Praticamente si è focalizzato su ciò che LEI ritiene importante. Il puntino invece che il muro!
È deprimente vedere quante persone leggono per dimostrare le loro competenze, finendo per “non leggere”.
Ed è ciò che accade, ogni giorno, nelle scuole.
Se lo fanno gli insegnanti, come possono gli studenti, imparare a non fare gli stessi errori!
Mi permetto di intervenire… prima di dire qualsiasi cosa, ognuno di noi dovrebbe umilmente riconoscere di non essere onnisciente. La frase non è “scritta male”, è scritta in greco moderno (la particella tha, la contrazione di eis ton in ston, le desinenze in omicron, l’assenza di spiriti, accenti e iota sottoscritto… Scusate se non uso l’alfabeto greco, ma sul cellulare non lo ho a disposizione). Dovessi dire, mi ha lasciata perplessa, perché io se avessi scritto un articolo sul greco antico l’esempio lo avrei fatto in greco antico, ma va bene lo stesso, era funzionale ai contenuti e un greco di Bisanzio avrebbe apprezzato moltissimo. Da filologa bizantina, grecista e appassionata di greco e proprio di grammatica, tra l’altro, ho trovato solo parzialmente corretto quando letto nell’articolo. Se è vero che molti docenti insegnano il greco antico ripetendo meramente cose già fatte da altri o subite dai propri insegnanti ai tempi del ginnasio, è vero anche che – a causa della distruzione sistematica del sistema scolastico che da anni di perpetua nella scuola italiana – arrivano all’ex-ginnasio sempre più ragazzi che non sono in grado di affrontare un tipo di studio che richiede impegno, costanza, applicazione, capacità logica e deduttiva (che sì, può essere esercitata, ma deve anche esserci di base e non tutti ne siamo dotati in pár misura). Semplicemente ” ce li mandano”, per le più svariate ragioni. I docenti possono anche cercare di rendere stimolante e avvincente le cose proposte, ma una lingua resta una lingua e la grammatica ne fa parte integrante; quindi, sì che occorre rendere i greci “amici”, avvicinandolo ai ragazzi a partire dall’alfabeto (e vorrei vedere quale insegnante del ginnasio non parte dal fatto che i ragazzi conoscono già alcuni segni, sarebbe un vero imbecille…),ma anche accettare che non tutto può essere fatto da tutti. Io non so cucinare. Ho provato in tutti i modi, ma mentre ricordo le declinazioni greche, latine, sanscrite, tedesche e russe, non ricordo una ricetta a memoria che sia una. Se mi avessero mandato all’alberghiero, avrei dato il peggio di me, probabilmente. Seconda cosa, siamo sicuri che capire il modo di pensare dei greci di un millennio fa sia più semplice per dei ragazzi di 14 anni che imparare e applicare delle regole grammaticali e imparare a usare bene un dizionario? Non lo darei per scontato. Meglio qualche errore di traduzione in più… la filosofia è molto più complessa della grammatica. O quanto meno, per alcuni alunni potrebbe essere più facile studiare la grammatica, prima. Per altri, capire il pensiero… Invece ho apprezzato e condivido in pieno la parte relativa al fatto di interessare gli allievi. Chiaro che se studiare greco significa solo mandare a memoria le declinazioni non serve a niente. Ma non servono entrambe le cose?
credo che lei abbia centrato davvero il nocciolo della questione
Mi spiace, ma anche lei si dimostra più attenta alla perfezione formale, che è l’ultima delle conquiste del sapere, piuttosto che alla necessità di “motivare” le competenze di ragazzi che viaggiano in un mondo in cui gli “alfabeti che veicolano i saperi hanno ritmi segmentati fatti di flash brevissimi e di picchi dell’attenzione che non durano più di qualche minuto. Ai docenti che pretendono ancora di insegnare la grammatica e la morfosintassi, magari attraverso l’esclusiva di lezioni frontali monologo, non solo del Latino e del Greco, ma di ogni disciplina, prima di avere creato “la voglia di apprendere”, non resterà che raccogliere i cocci di un fallimento, certificato dalle percentuali da brivido di studenti fuori dalla scuola prima di averla finita, destinate a ingrossare le truppe dei “Neet”. Quando si impara a parlare la lingua madre la prassi emotiva e comunicativa precede le prassi formale. Aprite gli occhi su questi nodi essenziali e scoprirete che la colpa del fallimento, che le agenzie certificano impietosamente, non è degli studenti, delle famiglie o dei politici, ma di chi pretende di fermare il mondo e la storia.
Si dovrebbe far leggere e tradurre, invece che i filosofi, le canzoni degli antichi greci.
Si studiando anche quelle! Il quarto anno di superiori in greco studiai la lirica
Quanto riferito per il greco può tranquillamente essere esteso alla scuola italiana (Università compresa).
Ho terminato il liceo classico, in una città lombarda nel 1958 con la media dell’8.Mi sono .poi laureato in medicina in 6 anni con lode (Univ.di Pavia) con successiva specializzazione.Dopo 50 anni di professione (sempre in ospedale)
mi sono ritirato.Ho quindi avuto il tempo di occuparmi di materie umanistiche, con l’ausilio indispensabile di Internet e ho potuto verificare che la scuola (malgrado il mio impegno) mi ha insegnato molto poco e quel poco
in modo bovino.Dopo 8 anni di latino, non sono in grado di tradurre una frase qualsiasi:se avessi studiato cinese per 8 anni ,ora lo leggerei e lo parlerei tranquillamente.Ancora peggio per il greco.Non parliamo dell’ l’università, del tutto inadeguata a preparare un professionista, con programmi risalenti a Pasteur.
La scuola è stata massacrata e svuotata di valori da politici incompetenti e da sindacati:parlano chiaro i risultati del PISA e il livello culturale della popolazione, agli ultimi posti in Europa.Non capisco perchè qualche politico non alzi il sedere dalla poltrona e non vada a vedere come operano i primi della classe (Finlandia,Singapore,ecc).Un Paese con una Giustizia fallimentare registrerà innocenti in carcere e delinquenti
a piede libero, ma può sopravvivere.Idem con una Sanità inadeguata:si avranno più vittime, ma si tira avanti.
Ma se la scuola non funziona e produce asini(medici asini,ingenieri somari, insegnanti inadeguati) NON si va lontano.
Se dice che non è preparato su alcuni argomenti, non può poi affermare che la scuola è stata svuotata, Dovrebbe affermare che non è mai stata riempita,
Salve. Dal momento che ha menzionato la parola “estremismo”, mi permetto anch’io di utilizzarla nei confronti del suo articolo. Per quanto determinati concetti possano essere più che giusti, mi pare che l’articolo sia troppo volto a crocifiggere i poveri insegnanti, che non sono delle bestie feroci avide di carne di ragazzini, ma persone che hanno studiato e sono preparate (basti pensare che un insegnante di ruolo, per ottenere la cattedra, ha sostenuto esami di didattica e di verifica delle conoscenze). L’articolo sembra scritto da un ragazzino di sedici anni, che si lamenta dei propri professori; l’impressione che ho avuto (non avendo mai visto in vita mia questo blog, sia chiaro: è il primo articolo che leggo) è che lo scrivente sia un ragazzino delle superiori. Non mi voglio ergere alla mia onniscienza, quindi in caso di futura risposta lo anticipo: ho vent’anni e sono una studentessa di lettere antiche a Firenze. Dunque, il mio parere è molto più vicino al suo che a quello di professori o insegnanti, che hanno frequentato la scuola e si sono laureati anni fa. L’interesse del ragazzo deve essere stimolato, MA non si può dare la colpa agli insegnanti se alcuni ragazzi non sono interessati. Al momento, i ragazzi non hanno alcun interesse per lo studio, distratti come sono dalle mille altre cose che devono fare: sport, interessi, amici, internet, videogiochi. E posso permettermi di affermare che anche la mia generazione è così; c’erano persone estremamente capaci nella mia classe liceale, ma che non avevano la minima intenzione di studiare. E non erano tre erano quindici ragazzi circa, su un totale di ventuno. Quindi non diciamoci sciocchezze: il mondo d’oggi, in primo luogo i genitori, abitua i ragazzi ad adagiarsi sugli allori, ad approfondire solo ciò che li riguarda da vicino. Per non parlare dell’opinione totalmente sbagliata che hanno dei professori, come se gli fosse tutto dovuto da parte loro (e da parte di tutti, d’altronde). Infine, si focalizzano troppo sul voto, senza pensare che esso sia lo strumento di valutazione che indica quanto e come siano stati appresi gli argomenti. Non lottano, si arrendono subito al primo ostacolo; e il greco è una lingua difficile, che va “coccolata”. E sa perchè? Non perchè, come dice lei, si parlava mille anni fa. Perchè, invece, neanche noi la conosciamo bene, non possiamo ricostruirla in tutte le sue fattezze, in primis nella caratteristica che più l’ha contraddistinta: la musicalità, il suo accento melodico. Non abbiamo tutte le informazioni per comprenderla, non sappiamo come fosse pronunciata! Non sappiamo come fosse parlata! Non abbiamo idea di tanti altri fattori, perchè ci è giunto ben poco di ciò che doveva esserci. Quindi non mi venga a criticare gli insegnanti, inizi a criticare il sistema educativo che viene adottato, dal punto di vista della SCOLARIZZAZIONE. Siamo arrivati ad un punto in cui se un ragazzo si comporta male, spesso non viene punito perchè la scuola è diventata un’azienda, che ha bisogno di clienti.
E poi, mi perdoni, il greco non era parlato? In questo modo conferma sempre di più la mia ipotesi che lei sia uno studente delle superiori, o perlomeno qualcuno che di greco ne sa ben poco. Pensi ad Aristofane, ai commediografi, a Teofrasto! Il loro lessico è la lingua quotidiana, scrivono in dialetto, scrivono come si parlava all’epoca! La letteratura non è solo Platone, Demostene, Omero. Si informi, prima di scrivere un articolo così polemico e con così pochi contenuti.
Ho approvato i suoi commenti perché sono la prova, se mai ce ne fosse bisogno, del fatto che ad oggi non sempre viene insegnato a ragionare!
Il fatto che il greco antico stia sparendo, stiano pensando di toglierlo dal liceo Classico non è una mia supposizione ma una realtà (purtroppo).
Il fatto che fosse parlato, è vero, ma solo per dimostrare conoscenza.
Tento di spiegarglielo in modo semplice.
Ha scritto sul mio blog, ha commentato utilizzando parole, termini, forma che utilizzerebbe parlando con i suoi amici? Con i suoi genitori?
Probabilmente con loro parlerebbe in modo diverso, molto più alla mano.
Ciò che è riportato a noi, ciò che viene utilizzato per studiare il greco antico, sono i testi utilizzati per dimostrare la loro grandezza e conoscenza.
Praticamente come ha fatto lei!
Ha letto qualcosa che non le piaceva e mentre continuava a leggere pensava a come commentare, a cosa dire a colui che si azzardava a scrivere male di insegnanti che stanno distruggendo una fantastica materia ed una altrettanto grande professione. Mentre leggeva ha trovato
ma ormai aveva letto che un ragazzino si era permesso di attaccare gli insegnanti incapaci di far amare una materia e questo lei non può permetterlo!
Scenda dal piedistallo ed impari ad approfondire, ragionare, può non essere d’accordo con me, se tutti la pensassimo allo stesso modo sarebbe terribile, ma darmi del ragazzino significa che non ha capito nulla di ciò che ha letto.
Mi piacerebbe, ma dovrei dividere per tre la mia età per arrivare alla sua, cosa che avrebbe scoperto se fosse scesa dal piedistallo.
Tutto ciò che lei ha fatto nella sua risposta è stato attaccare il mio commento, senza però argomentare ciò che ho scritto sui ragazzi. Mi pare che lei resti fermo sulla propria idea senza riflettere su quelle degli altri. Ed è proprio per questo che le ho detto che mi sembra un ragazzino delle superiori, perchè nelle risposte a tutti gli altri commenti non ha fatto che attaccare chi scriveva, ma non ha confutato le argomentazioni poste. E sì, ci sono diversi livelli del linguaggio, non c’è bisogno che venga a dirglielo io. Ma, le ripeto, a scuola non insegnano solo le grandi opere e i grandi testi, ma anche testi che sono diventati grandi, seppur all’inizio da parte dell’autore non ci fosse l’intenzione di tramandarli ai posteri. Le ho fatto un esempio lampante: Aristofane riporta quello che probabilmente era il modo di parlare all’epoca, nonostante la necessità di tenere sempre presente che certi discorsi, determinate frasi sono portate all’esasperazione per ottenere l’effetto comico voluto. In ogni caso, da parte sua non c’è stata neanche una parola a riguardo del succo del mio commento: perchè imputare tutta la colpa agli insegnanti, se i ragazzi ne hanno una buona parte e anche il metodo che si usa per scolarizzarli? Se fosse sceso lei dal piedistallo, avrebbe ascoltato le parole di una ragazza che è praticamente appena uscita dal liceo, invece di difendere il proprio ego in un commento tanto lungo da poter confutare tutto ciò che ho detto (nel caso in cui lei lo ritenga sbagliato e trovi argomentazioni valide per confutarlo). In ogni caso, credo che i commenti siano attivi su questo articolo proprio per permettere una discussione, che non avviene da parte sua.
Ne potrebbe nascere una discussione molto costruttiva da entrambe le parti, perchè effettivamente delle falle nel sistema ci sono e bisognerebbe collaborare per rimediare ad esse.
IL problema di base è che il post parla del greco, ma per dire che la scuola è gestita malissimo.
Approfondire, continuare a discutere sul greco è sterile per quando riguarda lo scopo del post e del blog ovvero: la gestione della scuola e dei metodi che sono fermi alla scuola napoleonica (e non è un modo di dire).
Se vuole disquisire sulla materia, sul greco antico, è chiaro che ci sia moltissimo di cui parlare, ma usciremmo dal tema del mio blog, dove lei è entrata cercando (suppongo) “greco antico”, ma è solo la base di partenza.
Come il greco anche la storia dell’arte e qui c’è un mondo, perché è stato per secoli il modo di comunicare ed ora è quasi sparita nelle scuole:
Non voglio divagare ma solo far capire che lo scopo del post, quello per cui è d’accordo con me è che la scuola sta perdendo il suo scopo emozionale, non lo trasmette e per questo, alcune materie ne fanno le spese.
Materie che avrebbero moltissimo da dire.
https://www.youtube.com/watch?v=nqL4tSZLbVE
questo è il link al lavoro di una classe, un gruppo di ragazzi che non conosco personalmente, ma che grazie al loro insegnante si adoperano per fare quel qualcosa in più e questo è il modo per coinvolgere, sia esso greco antico, storia dell’arte, informatica o qualsiasi altra materia.
Se vogliamo disquisire, lo scopo del post è questo.
A me sembri uno che vuole aver per forza ragione. Di Greco Antico non sai nulla infatti hai postato una frase in Greco Moderno ma ti arrampichi sugli specchi perche’ non puoi ammettere di non capirci una mazza.
Ho copiato bene quello che scrive nel suo profilo Facebook?
https://www.facebook.com/photo/?fbid=10219599795892089&set=ecnf.1431476564
Io aggiungere anche l’ipocrisia come disgrazia, però chi pensa di essere superiore non la ritiene importante, vero?
Si è sempre fatto così. Non fa venire un dubbio il fatto che in un’Italia semianalfabeta gli studenti riuscissero meglio in latino, greco e molto altro dei giovani d’oggi? Chi ha spento i cervelli?
Vero “si è sempre fatto così” ma l’Italia semianalfabeta, l’Italia dal dopoguerra agli anni ’70, era l’Italia della calma dopo i periodi di sangue. Era. L’Italia della qualità più che dei servizi e della velocità.
Oggi a scuola, è come per l’informatica, ciò che viene insegnato è già vecchio e la nostra memoria storica, la nostra cultura nata tra l’altro dal latino e dal greco, viene insegnata in tempi e modi ormai fuori tempo.
Immagini di prendere un mobile dell’IKEA. Per smontare, tirar fuori tutti i pezzi ci vuole un attimo, ma è per montare il mobile che andiamo a controllare ogni singola immagine.
A scuola, oggi, solo per mettere sulla bilancia ciò che si farà durante l’anno, ci si impiegano settimane o mesi e va da se che diventa eccessivamente noioso in un mondo abituato a correre.
I cervelli sono molto, ma molto più attivi di prima il problema è che nessuno gli fa arrivare la corrente adatta.
Non so nulla di greco ma mia figlia grande, ha frequentato la quarta liceo classico.. sono madre di 6 figli, voglio soltanto dire che su 28 ragazzi della classe di mia figlia in 26 vanno a ripetizione regolarmente Da quando hanno finito la terza media Ecco io per questo non ho soldi per cui Mia figlia si arrangia da sola probabilmente quest’anno verrà rimandata perché ha poco più di 5 Ecco io mi domando: come si sente un insegnante di greco sapendo che soltanto due dei suoi ragazzi di quarta non vanno a ripetizione della sua materia Anche perché la quasi totalità dei ragazzi che va a lezione prende 6, 5 0 7 non tanto di più, credo che questo insegnante abbia troppe pretese anche perché quando tutta una classe va a ripetizione è inevitabile che la media della classe si alza e per chi è naturalmente intelligente rimane solo la depressione per non riuscire a prendere anche un misero sei che compagni portano a casa dopo anni di ripetizione
Purtroppo la scuola non è per tutti e questo sistema è sbagliato le interrogazioni non sono una gara tra Lo scolaro è L’insegnante di greco È chiaro che Sono insegnante di greco vuole tipo mettere in buca in ogni secondo allo stesso modo se vuole aiutarti può farlo chiedendoti anche più cose di letteratura invece che puntare il dito sulla grammatica per cercare di umiliare i ragazzi almeno una volta l’insegnante di greco è riuscita a farli piangere tutti, tutto questo è disgustoso e quelli che soffrono di più non sono i ragazzi come mia figlia che non vanno a ripetizione ma sono quelli che spendono centinaia e centinaia di euro nelle ripetizioni senza avere un buon riscontro Infatti tanti sono anche giudicati falliti non solo dall’insegnante ma anche dalla famiglia che paga le elezioni è un cane che si morde la coda non giova a nessuno puntare il dito come facevano i Farisei sulla regolina di grammatica credo che debba essere rivista la buona volontà e l’autosufficienza dei ragazzi pertanto un’insegnante sa benissimo chi va a ripetizione e chi non ci va per cui chi non ha modo di pagarsi le lezioni private ma comunque studia e prende 5 è molto meglio di una persona che va a lezione da anni per prendere un 7 la figlia la consolo dicendo che è meglio un 5 preso da sola che un 6 o un 7 diviso 2. Comunque il problema resta perché alla fine della fiera quello che conta è il voto non conta l’intelligenza ho la capacità di apprendimento di un ragazzo
Molti studenti fanno il classico solo perché le famiglie ce li mandano per prestigio sociale. Ma essi non sono disposti a sacrificarsi nello studio, sono pigri e svogliati. Le stesse famiglie, danarose, li mandano a lezioni private che quegli studenti affrontano con la stessa malavoglia. Invece esistono studenti che non fanno il classico, ma che per talento e intelligenza potrebbero farlo. Finché il classico resterà una scuola fatta per status borghese il risultato sarà questo. La colpa non è quindi solo di docenti che non fanno amare la materia (e ce ne sono tanti, comunque). Chi va al classico e ha difficoltà cronica in greco ce l’ha anche nelle altre materie: ha sbagliato a fare il classico.
Una delle più grandi idiozie che ho letto negli ultimi anni!
Sembra un modo per tirare l’acqua al proprio mulino: “non sono bravi nella mia materia, non sono bravi in nulla!”
Ciò che in troppi, che troppi insegnanti dimenticano, è che non si studia per diventare presidi. Avere ottimi voti in TUTTE le materie, non significa che nel futuro si diventerà delle persone capaci ed esperte. Significa solo che sono persone che sanno studiare. Tutto qui!
Qualsiasi materia, anche la più difficile avrà degli estimatori e dei detrattori e questo non significa che se il greco non riesci a mandarlo giù, sei un caprone anche nelle altre materie!
Le idiozie evitate di scriverle perché poi rimangono!
Per quanto riguarda il greco, come tutte le materie, dipende molto dalla passione dell’insegnante, il resto sono chiacchiere.
La frase riportata è in neogreco, e pure con degli errori.
Quello che scrive sarebbe persino condivisibile, ma sembra dettato più da livore che da ragionamento.
In più, preferirei sentir parlare degli esperti della disciplina e degli insegnanti, perché la questione è complessa e non può essere ridotta a un’invettiva sic et simpliciter.
L’autore dell’articolo, si deduce dalla frase, è uno che il greco sì e no lo ha appreso al liceo, pure male.
I discorsi banali, per favore, risparmiateli per il bar.
Cordialmente
Sa qual è il problema di fondo? Che leggete cercando errori!
Non ha nessuna importanza il tipo di greco, perché si parla del concetto stesso di insegnamento e lei, con la sua risposta ne è la prova! “si, sarebbe condivisibile ma è sbagliato!” Quante volte, invece di avvicinarsi al pensiero di uno studente, condividendo per poi aggiungere vi fermate su qualcosa che non serve a molto?
I discorsi banali, per favore, risparmiateli per il bar.
Quindi prima “è condivisibile, poi è banale e da bar?
Crede di potersi porre su di un piedistallo perché capisce la differenza di una frase citata a scolo scopo dimostrativo della sua incapacità educativa?
I discorsi banali, per favore, risparmiateli per il bar.
Mi auguro per lei che non insegni, perché una cosa del genere, detta in aula è al pari di un insulto.
Si parla del “modo” (“è anche condivisibile!“) ma lo dimentica e salendo su di un piedistallo finisce per negare tutto!
È chiaro che se continua così sparirà, se questo è il metodo non c’è speranza!
Cordialmente
Gentile Alessandro,
sono un grecista e mi permetto di esprimere un commento alla sua riflessione, che ho trovato interessante. Su alcuni punti sono d’accordo, in particolare su quello che mi sembra il cuore delle sue proposte, l’integrazione tra lo studio della lingua e lo studio della cultura e della civiltà che in quella lingua si esprime. Integrare i due aspetti è una delle emergenze dell’insegnamento delle lingue classiche in Italia. Ad oggi, i programmi tradizionali prevedono una separazione netta tra lo studio della lingua al biennio e lo studio della letteratura e civiltà al triennio. Questa separazione è molto problematica perché divide il momento della comprensione linguistica dal momento della comprensione dei contenuti, che costituiscono invece due aspetti non scindibili della comprensione globale di un testo; inoltre, impedisce alle conoscenze linguistiche di essere interiorizzate completamente, il che è paradossale se si considera quante ore dedichiamo all’insegnamento della grammatica. Qualche rimedio viene applicato, ma dovrebbe esserci una revisione generale dei metodi e delle programmazioni, un compito che non può riposare sulle spalle del singolo insegnante, ma che deve essere affrontato a livello ministeriale coinvolgendo attivamente tutta la classe docente.
Vengo così al punto che condivido meno del suo scritto. Mi sembra che dalle sue parole i singoli insegnanti emergano come i principali, quasi gli unici responsabili dei fallimenti della didattica del greco antico. Questo non solo è ingeneroso nei confronti degli insegnanti (poiché trascura il fatto che, oltre a insegnanti certo mediocri e ottusi, ce ne sono molti altri aperti e capaci), ma offre anche, a mio parere, una poco accurata rappresentazione della realtà. Quando lei chiede “è tutta colpa dei programmi, del ministero”, la risposta è: tutta no, ma in buona parte sì. Il nostro Paese non investe minimamente nella revisione dei programmi e, soprattutto, nella formazione degli insegnanti. Non esiste un canale fisso e ben calibrato di formazione e reclutamento del corpo docente, con tutte le ben note conseguenze a livello di discontinuità didattica, precariato ecc. L’insegnamento non è soltanto una vocazione; è soprattutto una professione delicata e complessa, e come tale necessiterebbe di un percorso di formazione. Sarebbe errato credere che basti uscire da una facoltà di lettere classiche (con al più l’aggiunta dei famosi 24 cfu) per essere automaticamente pronti a svolgere il delicato ruolo di insegnanti di greco e latino. Una tipica facoltà di lettere classiche, infatti, dedica ben poche energie alla didattica del greco e del latino, e giustamente, perché non può assolvere il ruolo di un percorso abilitante. Né si può credere che l’aspirante professore possa recuperare da solo tutte le proprie lacune, senza alcuna guida: la scuola italiana si affida anche troppo alla buona volontà dei singoli, ma questa (nella scuola come in qualsiasi altro ambito) è lungi dall’essere sufficiente.
Insomma, credo che eventuali soluzioni debbano essere trovate solo tramite un lavoro complessivo e collettivo che vada al di là della buona volontà dei singoli, e che riservare tutti questi strali ai singoli docenti porti poco lontano.
Un’ultima cosa: leggo sopra commenti che hanno fatto notare il fatto che la citazione da lei presentata sia in greco moderno, accompagnati dalle sue animose risposte del tipo “voi leggete cercando errori”. In parte ha ragione a rispondere così (anche se ammettere di aver fatto un errore, in fondo, non le costerebbe niente), ma non ha ragione a dire “non ha importanza il tipo di greco, ma il metodo di insegnamento”. Il greco moderno, a differenza del greco antico, è una lingua di cui esiste ancora un uso vivo parlato, il che cambia tutto. Una lingua si impara entrando in contatto con l’uso vivo, ma per greco antico e latino conosciamo solo l’uso ‘vivo’ a livello scritto (e come lingue d’arte, per giunta), mentre l’uso vivo parlato, certamente esistente e altrettanto certamente non identico a quello scritto, è scomparso (oggi lo si può ricostruire solo frammentariamente e indirettamente). A mio avviso, la perdita di questo prezioso canale fa sì che le esigenze poste dalla didattica delle lingue classiche siano decisamente diverse da quelle poste dalla didattica delle lingue vive moderne. Perciò: no, insegnare greco moderno e insegnare greco antico non può essere (purtroppo) la stessa cosa.
La saluto cordialmente e la ringrazio per l’attenzione.
Il suo commento è uno dei più belli che abbia letto negli ultimi anni … compresa la critica ai miei modi 🙂
Condivido tutto ciò che ha scritto e si, capisco che la differenza tra greco antico e moderno sia abissale, ma lo scopo del post è far comprendere che il metodo è sbagliato, che questo sia usato per il greco, il russo o il cinese cambia poco se non il fatto che, come il latino le nostre lingue sembra (erroneamente) stiano diventando inutili.
So che molto dipende dai programmi ministeriali, ma se lei ai suoi studenti, desse come compito:
– scrivi in greco antico, una breve descrizione di chi sei, scrivila come fossi un poeta greco –
il ministero la riprenderebbe?
Molti studenti commetterebbero degli errori, ma spiegarli diverrebbe estremamente semplice, perché li porterebbe vicini al mondo di quei poeti che nel triennio dovranno studiare e comprendere!
Commettere errori è il modo che abbiamo per crescere.
Far del male, rendere difficile un mondo che potrebbe affascinare, allontana chi è ad un passo dallo scoprirlo e l’idea che un liceo Classico possa esistere senza il greco antico mi sembra assurdo, da qui, diviene necessario trovare nuovi metodi di insegnamento e questo al Ministero, difficilmente saprebbero da dove iniziare!
Grazie ancora per la sua risposta